MASTERS OF LIGHT – TRIBUTE TO GIUSEPPE ROTUNNO (AIC, ASC)

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The 2015 Masters of Light at TDC celebrates legendary cinematographer Giuseppe Rotunno (AIC, ASC) with the screenings of 5 films illustrating his artistry and genious.  Il Masters of Light 2015 a TDC è dedicato a Giuseppe Rotunno (AIC, ASC) con la proiezione di 5 suoi film che ne celebrano l’arte ed il genio.

One of the most prominent cinematographers of all times, Throughout the decades Giuseppe Rotunno has collaborated on great masterpieces of cinema alongside directors such as Federico Fellini, Mario Monicelli, Luchino Visconti and Terry Gilliam.

Her debut in film dates back to 1943, as a camera assistant on L’uomo dalla Croce by Roberto Rossellini In 1956, his debut as a cinematographer working alongside director Carmine Gallone on Tosca (1956),  Le notti bianche (1956) by Luchino Visconti and Montecarlo (1956) by Sam Taylor.

At the end of the 50s, Rotunno shoots La grande guerra (1959) by Mario Monicelli and Policarpo, official writing (1959) by Mario Soldati, for which he’s awarded, respectively, with Best B&W Cinematography and Best Color Cinematography at the 1960 Silver Ribbon Awards.

In the 60s, signature large films like Rocco e i suoi fratelli (1960) by Luchino Visconti, for which he won the Silver Ribbon for Best B&W Cinematography. Again with Luchino Visconti, he shoots an episode of Boccaccio70 (1962), Il Gattopardo (1963), winner of the Silver Ribbon for Best Color Cinematography, and Lo straniero (1967). In those years, he also works with Vittorio de Sica on Ieri, oggi, domani (1963), John Huston on The Bible (1966), that earned him a Gold Plaque for Best Cinematography at the David di Donatello, and starts his collaboration with Federico Fellini on Toby Dammit (1968), followed by Satyricon (1969), for which Rotunno wins  another Silver Ribbon Award for Best Color Cinematography.

The collaboration with Fellini continues on Roma (1972), Amarcord (1973), Casanova (1976), Prova d’orchestra (1978), La città delle donne (1980) and E la nave va (1983), the being the latter awared both at the Silver Ribbon and David di Donatello for Best Cinematography.

Rotunno also serves as cinematographer for Julia & Julia (directed by Peter Del Monte, 1987), the first feature shot using high definition television taping techniques, then transferred to 35mm film for theatrical release.

With All That Jazz (1979) by Bob Fosse, Giuseppe Rotunno gains an Oscar nomination for Best Cinematography and wins a BAFTA Award.

In 1999, Rotunno’s extraordinary achievements in the art and craft of cinematography are underlined by three prestigous awards: a Golden Globe Career Award, a Golden Frog Award for Lifetime Achievement at Camerimage (1999), and the International Achievement Award from the ASC – American Society of Cinematographers (1999).

For round 20 years, Giuseppe Rotunno has been the Head of Cinematography at the Centro Sperimentale di Cinematografia – Italy’s national film school, forging entie new generations of Italian cinematographers through his unique and charismatic method.

In 1966, Giuseppe Rotunno was the first non-American cinematographer admitted to the ASC – American Society of Cinematographers. He has also served as President of AIC – the Italian Society of Cinematographers, of which he has been nominated Honorary Member in 2014.

From the article Reinaissance Man, by Ron Magid, American Cinematographer Magazine (1999):

In survey his nearly 60-year career, Rotunno likes to say that he created a great deal out of very little; he points out that just as music has only seven basic notes, cinematography has only three lights: “You’ve got the key, fill light, and back light, out of which comes an infinity of results.  The light is like a kaleidoscope, but those three lights mixed together are more touchy than the kaleidoscope.  It’s difficult to ask a painter, “How did you paint the picture?”, I go with my eyes and intuition.  I like so much to light, and I cannot stop.  When I was shooting with Fellini, I was always lighting the next shot, because of I was afraid to lose the idea of the light“.

Tra i più importanti Autori della Fotografia del cinema di tutti i tempi, Giuseppe Rotunno ha collaborato alla realizzazione di grandi capolavori del cinema accanto a registi del calibro di Federico Fellini, Mario Monicelli, Luchino Visconti e Terry Gilliam.

Il suo debutto nel mondo del cinema risale al 1943, dove partecipa in qualità di assistente operatore per il film L’uomo dalla Croce (1950) di Roberto Rossellini. Nel 1952, firma la fotografia del cortometraggio Cristo non si è fermato a Eboli e nel 1956 esordisce avorando al fianco del regista Carmine Gallone per Tosca (1956) seguito da Le notti bianche (1956) di Luchino Visconti e Montecarlo (1956) di Sam Taylor.

Alla fine degli anni ’50, è realizza la fotografia di La grande guerra (1959) di Mario Monicelli e Policarpo, ufficiale di scrittura (1959) di Mario Soldati, per i quali viene nominato rispettivamente per la Migliore fotografia in B/N e Migliore fotografia a colori ai Nastri d’Argento del 1960.

Negli anni ’60, firma pellicole che avrebbero fattto la storia del cinema mondiale, a partire da Rocco e i suoi fratelli (1960) di Luchino Visconti, per il quale vince il Nastro d’Argento alla Migliore fotografia in B/N. Sempre accanto a Luchino Visconti, realizza la fotografia di un episodio di Boccaccio ’70 (1962), Il Gattopardo (1963), vincitore del Nastro d’Argento alla Migliore fotografia a colori, e Lo straniero (1967). In quegli anni, lavora anche con Vittorio de Sica per Ieri, oggi, domani (1963), con John Huston per La bibbia (1966), che gli vale una Placca d’oro per la Migliore Fotografia ai David di Donatello, e con Federico Fellini per l’episodio Toby Dammit del lungometraggio Tre passi nel delirio (1968) e, nel 1969, per Satyricon (1969) con cui vince un altro Nastro d’Argento per la Migliore fotografia a colori.

La collaborazione con Fellini dura per tutta la successiva carriera del regista riminese. Rotunno firma la fotografia dei film Roma (1972), Amarcord (1973), Il Casanova (1976), Prova d’orchestra (1978), La città delle donne (1980) e E la nave va (1983), quest’ultimo vincitore del Nastro d’Argento e del David di Donatello per la Migliore fotografia.

Rotunno è stato anche autore della fotografia di Julia & Julia (regia di Peter Del Monte, 1987), il primo lungometragggio realizzato con nastri magnetici televisivi ad alta risoluzione, poi riversati su pellicola 35 mm per la distribuzione in sala.

All that jazz – Lo spettacolo continua (1979) di Bob Fosse, vale a Giuseppe Rotunno una nomination agli Oscar per la Migliore Fotografia e la vittoria di un BAFTA Award.

Nel 1999, la straordinaria carriera di Giuseppe Rotunno viene omaggiata con tre prestigiosi riconoscimenti:  il Golden Globe Career Award, il Golden Frog Award for Lifetime Achievement at Camerimage (1999), ed l’International Achievement Award della ASC – American Society of Cinematographers (1999).

Per circa venti anni, Giuseppe Rotunno ha diretto il corso di Fotografia al Centro Sperimentale di Cinematografia-Scuola Nazionale di Cinema, forgiando, con il suo metodo unico e carismatico, intere nuove generazioni di autori della Fotografia cinematografica del nostro paese.

Nel 1966, Giuseppe Rotunno è stato il primo autore della fotografia non americano ad essere ammesso nella prestigiosa ASC – American Society of Cinematographers. Già presidente dell’AIC – l’Associazione Italiana degli Autori della Fotografia Cinematografica, ne è Socio Onorario dal 2014.

From the article Reinaissance Man, by Ron Magid, American Cinematographer Magazine (1999):

Dall’articolo Reinassance Man, di Ron Magid, American Cinematographer Magazine (1999):

Nel ricordare i sessanta anni della sua carriera, a Rotunno piace dire di essere stato capace di creare tanto con molto poco; per lui come la musica ha sette notte, la fotografia ha solo tre luci: “La luce chiave, la diffusa ed il controluce, dalle quali viene fuori una infinità di conbinazioni.  La luce è come un caleidoscopio, ma queste tre fonti di luce, ischiate insieme sono più complicate da gestire di un caleidoscopio. E’ difficile chiedere ad un pittore: “Come fai i tuoi quadri?”, io mi affido innanzitutto ai miei occhi ed al mio intuito.  Mi piace così tanto mettere la luce, che non posso fermarmi.  Quando giravo con Fellini, non era ancora finita una scena, che io stavo già mettendo la luce per la successiva, perché in un certo snso era come se avessi paura di perdere l’intuizione“.

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